De Gregorio Concita - 2001 - Non lavate questo sangue by De Gregorio Concita

De Gregorio Concita - 2001 - Non lavate questo sangue by De Gregorio Concita

autore:De Gregorio Concita [De Gregorio Concita]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Political Science, Comparative Politics
ISBN: 9788858423356
Google: kflCDAAAQBAJ
editore: Einaudi
pubblicato: 2016-05-30T21:00:00+00:00


Ora c’è silenzio qui fuori in giardino. Non c’è piú nessuno. Una ragazzina con gli occhiali tondi si china a terra, prende due pagine di un passaporto stracciato, un portamonete vuoto e di tutte le domande che si potrebbero fare in una notte cosí sceglie questa: «Come faranno a tornare a casa, senza documenti?» Sono le tre di notte del 22 luglio, il G8 è finito.

Domenica 22

Bolzaneto

È tornato il sole stamattina. È una giornata d’estate di quelle che sembra che il cielo sia sempre stato cosí: bianco e lontanissimo. Dalla finestra dell’albergone dei giornalisti si vede Brignole. Ripartono i treni, c’è una folla fuori della stazione, sono gli ultimi che se ne vanno. Dalle strade, stanotte, sono scomparsi i container. Erano file di cassoni enormi e pesanti, misteriosamente arrivati dal porto una notte – la seconda. Chissà quali e quanti camion servono per trasportare ottocento, mille container e allinearli lungo la città come un serpente, una muraglia cinese di ferro. Chissà quanto tempo ci vuole a metterli vicini come i mattoncini del Lego, nemmeno un centimetro di errore. Quanti uomini. Chissà come hanno fatto a non farsi vedere, né sentire, quando li hanno portati. Certo, nelle case, negli alberghi, negli stadi dormivano tutti. Come stanotte quando sono spariti: dormivano tutti. Ce ne sono rimasti due o tre, là sotto nella piazza. Qualcuno si avvicina a toccarli, fa correre una mano lungo lo spigolo come per vedere se taglia.

Perquisizione nella scuola Diaz: ferito un agente. Alcune agenzie di stampa hanno questo titolo, sui computer che si accendono stamattina negli uffici, nelle redazioni dei giornali. Lancio numero uno, numero due, numero tre, segue. Che understatement, però. Magari è una svista: il caporedattore di notte avrà dimenticato di aggiornarlo. Di certo adesso, fra poco, lo cambiano. In tv programmi ordinari: talk show della domenica mattina. Su Primocanale, la rete locale che ha seguito in diretta ora per ora il vertice e gli scontri, servizi eccellenti, in questo momento ci sono le immagini della manifestazione di ieri, poi l’annuncio della conferenza stampa dei Grandi: faranno la foto di gruppo, tra poco, e ripartiranno, annuncia lo speaker. Magari le immagini della Diaz sono andate in onda stanotte, e le mandano in replica piú tardi. Di sicuro saranno in apertura dei telegiornali dell’una. Nelle redazioni centrali dei giornali cominciano le riunioni del mattino: vediamo un po’, cosa c’è per il giornale di oggi. Voci tranquille, leggermente scettiche, al telefono: «Come un’irruzione? In che senso massacro? Massacro è una parola grossa, ragazzi. Non vi sarete mica fatti suggestionare, voi lí a Genova?»

«Per la prima volta in vita mia ho avuto paura che non mi credessero. Io sono un medico, sono abituato a misurare le parole e a dire solo quello che serve. Caso mai una parola di meno, mai una di piú. Non mi era mai successo di vedere una scena come quella, starci in mezzo, viverla, poi tornare a casa, svegliarmi la mattina e avere la sensazione di non essere creduto. È spaventoso, davvero. Non sai cosa fare, come reagire.



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